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Predisporre un Business Plan

Obiettivi e caratteristiche

Il business plan rappresenta quel documento in cui vengono sintetizzate le componenti di un determinato progetto imprenditoriale, sia in fase di start-up che nelle fasi di sviluppo e consolidamento di un’impresa già presente sul mercato. Esso è composto da una serie di documenti qualitativi e quantitativi che devono effettivamente riflettere l’idea imprenditoriale o la strategia d’impresa e rappresenta un moderno strumento di simulazione della dinamica aziendale nel breve-medio-lungo periodo. Esso può avere una duplice funzione. In particolare, può essere usato internamente dall’imprenditore o dal management aziendale per comprendere e razionalizzare le proprie idee, la loro fattibilità ed il loro l’impatto prospettico sulla gestione aziendale. Inoltre, esso può essere considerato anche come strumento “esterno”, destinato ad istituti di credito, finanziatori privati (fondi chiusi d’investimento), azionariato, ed altri, al fine di mettere tali soggetti nella condizione di valutare la valenza di un progetto imprenditoriale o di una strategia aziendale.

Molteplici possono essere le fonti cui si attinge per la predisposizione di tale documento. In particolare, in sede di predisposizione diventa fondamentale per il consulente d’impresa l’appoggio e la collaborazione del management aziendale o dell’imprenditore, che dovranno trasmettere allo stesso tutte quelle nozioni tecniche sulle caratteristiche e peculiarità del business aziendale. Oltre agli elementi interni, è fondamentale inoltre avere anche il supporto di tutta una serie di informazioni esterne alla stessa azienda, quali andamento del mercato in cui la stessa si trova ad operare ed altri elementi di natura macro-economica (andamento del tasso d’inflazione, costo del denaro, rendimento delle attività finanziarie, etc.). In tal senso, si ritiene come in sede di predisposizione di tale documento è fondamentale che il redattore collabori in stretto contatto con il management e con altri consulenti specializzati, che possano adeguatamente supportarlo in sede di redazione per identificare con estrema correttezza quali potranno essere i probabili scenari della gestione aziendale.

Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati per la predisposizione di un business plan, esso viene solitamente costruito attraverso l’utilizzo di un modello di analisi dinamica. In particolare, un modello di analisi dinamica è un insieme di operazioni aritmetiche che, partendo dai dati storici di bilancio e sulla base di determinate ipotesi comportamentali, proietta nel futuro tali dati al fine di stimare i risultati economico-patrimoniali-finanziari di un’azienda nel breve-medio periodo, ma soprattutto al fine di definire quale potrà essere la struttura delle varie aree gestionali nel prossimo futuro.

Impostare ed utilizzare un modello di analisi dinamica consente, in primo luogo, di identificare in maniera chiara ed affidabile quali sono le variabili fondamentali che possono influenzare i risultati aziendali. Inoltre, l’impostazione di un modello di analisi dinamica permette di considerare quelle variabili interne ed esterne all’impresa che possono condizionare il comportamento futuro della stessa. E’ importante che il modello utilizzato per la predisposizione di un business plan incorpori tutta una serie di caratteristiche. In particolare, esso deve essere di semplice interpretazione ed utilizzo e deve consentire un rapido ricalcolo di tutte le operazioni al variare delle ipotesi inizialmente prescelte per la costruzione del business plan (scenario-base). Un ulteriore requisito di fondamentale importanza è che tale modello deve essere facilmente modificabile, cioè adattabile in qualsiasi momento alle particolari esigenze e caratteristiche dell’impresa oggetto di tale tipologia di analisi. Alla luce delle caratteristiche suesposte, ne consegue come l’unico strumento che consente un rapido ricalcolo di tutte le operazioni al variare delle ipotesi di proiezione e un’agevole possibilità di modifica della struttura del modello di analisi è indubbiamente rappresentato dal foglio elettronico.

La predisposizione di un buon piano economico-patrimoniale-finanziario presuppone che lo stesso incorpori tutta una serie di caratteristiche e che venga elaborato secondo determinati criteri di redazione. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, nell’intento di valorizzare l’utilizzazione e di fornire un valido supporto alla diffusione di tale documento, ha redatto un documento in cui, oltre ad una lunga serie di indicazioni circa i contenuti che lo stesso deve ricomprendere, vengono racchiusi quelli che sono i principi generali di redazione del business plan, in modo tale che gli stessi possano costituire una valida guida per la predisposizione di tale documento. In particolare, tali principi riguardano la chiarezza, completezza, affidabilità, attendibilità, neutralità e trasparenza.

Da rilevare, inoltre, come sia importante, a nostro avviso, come tale documento debba essere altamente flessibile, nel senso di facilmente adattabile alle diverse finalità che possono richiedere una sua predisposizione. Inoltre, è importante come lo stesso documento debba essere costantemente aggiornato al variare o al modificarsi di una determinata ipotesi comportamentale contemplata dal piano stesso.

Problematiche

In sede di predisposizione di un piano economico-patrimoniale-finanziario, l’imprenditore/management aziendale o il consulente dell’impresa può andare molto spesso incontro a tutta una serie di difficoltà ed ostacoli di varia natura. In particolare, tra le problematiche di maggiore rilevanza quelle che richiedono un’estrema analisi ed un meticoloso approfondimento da parte del redattore del piano sono rappresentate dalla scelta dell’orizzonte prospettico da utilizzare, dall’individuazione e quantificazione delle variabili comportamentali dell’azienda (economico, patrimoniali e finanziarie), e da un’adeguata selezione dei rischi.

Per quanto riguarda la prima problematica, va detto come non esiste una regola generale cui attenersi nella scelta dell’orizzonte temporale da considerare in sede d’impostazione di un business plan. In realtà, la scelta del periodo previsionale dovrà essere opportunamente valutata tenendo in strettissima considerazione quelle che sono le reali finalità che il piano viene a prefiggersi. In particolare, nella circostanza in cui l’obiettivo del piano sia quello di verificare ed analizzare gli impatti di una determinata scelta strategica aziendale, si sconsiglia di utilizzare un orizzonte prospettico troppo limitato (un esercizio), dal momento che tale arco temporale andrebbe a rappresenterebbe un lasso di tempo troppo breve per valutare l’andamento della gestione aziendale e gli effetti delle scelte perseguite, ma sarebbe nel contempo troppo azzardato utilizzare uno scenario di lungo periodo, dal momento che diventerebbe sicuramente più complesso andare a stimare alcune variabili per gli anni più lontani. Solitamente, la maggior parte delle volte nella pratica si fa riferimento ad un periodo prospettico di media durata (generalmente cinque esercizi), ma questo comunque non esclude la possibilità che, in determinate circostanze, si possa ricorrere all’utilizzo di archi temporali più lunghi o più brevi. Stesso discorso potrebbe essere fatto nel caso in cui il piano venisse predisposto con il fine di procedere ad una successiva valutazione del capitale economico aziendale.

Diverse, invece, sono le circostanze in cui il piano viene predisposto in situazioni di start-up o nel caso in cui lo stesso venisse impiegato come strumento di pianificazione e programmazione nel corso dell’ordinaria gestione dell’impresa. In particolare, nel primo caso sarebbe maggiormente opportuno l’utilizzo di un orizzonte prospettico di medio-lungo periodo (dieci esercizi). In realtà, sebbene l’impiego di uno scenario di lungo periodo possa rivelarsi un pò azzardato dal momento che, come rilevato in precedenza, risulterebbe abbastanza complesso andare a stimare alcune variabili per gli esercizi più lontani, è anche vero che, proprio nel caso specifico di start-up, sarebbe sbagliato ed estremamente limitativo focalizzare la propria attenzione su un periodo di breve durata, dal momento che non si andrebbero a prendere in considerazione gli elementi positivi di reddito generati dagli investimenti iniziali. Nel caso di start-up, infatti, il vero andamento e la reale struttura aziendale si potranno riscontrare soltanto dopo il periodo iniziale in cui si verifica l’esborso per l’investimento; è necessario, quindi, poter fare affidamento su un piano di lungo periodo, per verificare tempistiche e modalità di raggiungimento degli obiettivi prefissati nel piano. D’altra parte, mettendoci anche nell’ottica del soggetto finanziatore, quest’ultimo attraverso il business plan dovrà attentamente ponderare le tempistiche di rientro del finanziamento erogato e soprattutto la capacità dell’azienda di far fronte al rimborso di quanto ottenuto e chiaramente tale capacità potrà essere verificata soltanto nel medio-lungo periodo e non sicuramente nei primi anni dell’avvio del progetto d’impresa. Completamente diversa, infine, la situazione in cui il business plan venisse predisposto nel corso della normale gestione d’impresa come strumento gestionali. In tali circostanze, infatti, si consiglia l’utilizzo di un arco temporale relativamente ristretto (uno o al massimo due esercizi), dal momento che in tali circostanze l’obiettivo è quello di monitorare e tenere sotto costante controllo la gestione aziendale nel breve periodo, al fine di potervi apportare gli opportuni correttivi nel caso essi dovessero rendersi necessari.

Una seconda problematica di fondamentale importanza è quella correlata all’individuazione ed alla successiva quantificazione delle variabili comportamentali. In realtà questa fase risulta essere la più importante e delicata, dal momento che un errore in tale contesto potrebbe compromettere la costruzione degli scenari prospettici. Occorre tenere presente come la stima delle variabili previsionali non consiste in una semplice imputazione di dati; i valori che andranno attribuiti a ciascuna di esse scaturisce da tutta una serie di ragionamenti ed analisi collaterali (analisi macro-economiche, analisi dei mercati a monte ed a valle e del settore in cui l’azienda opera, analisi delle politiche economico-commerciali-produttive dell’azienda) che devono essere condotte attentamente e accuratamente dal redattore del piano. In tali contesti, va ricordato come una fonte cui bisogna strettamente attenersi è indubbiamente rappresentata dai dati storici di bilancio. E’ chiaro, infatti, che il redattore, nella formulazione delle ipotesi comportamentali, dovrà fare riferimento a quelli che saranno i piani futuri dell’azienda ed i progetti di sviluppo che il management intenderà mettere in atto; è consigliabile, comunque, non tralasciare quanto fatto evidenziare dall’azienda a livello storico, soprattutto ed a maggior ragione quando ci si trova di fronte a piani di sviluppo poco realistici o difficilmente prevedibili.

Da ultimo, un elemento di fondamentale importanza in sede di predisposizione di business plan riguarda l’analisi e la valutazione dei rischi. Molteplici, infatti, possono essere i rischi che sarà opportuno prendere in considerazione in fase di redazione del piano, alcuni dei quali potranno essere presi in effettivamente contemplati negli scenari contenuti nel piano, altri dei quali, invece, di difficile o addirittura impossibile quantificazione.

Quando predisporre un business plan

A parte i casi di start-up in cui l’elaborazione di un piano economico-finanziario risulta indispensabile, molteplici possono essere le circostanze nel corso della vita di un’impresa in cui può rendersi necessaria la predisposizione di un business plan. In particolare, potremmo suddividere tali circostanze in “ordinarie” e “straordinarie”, dove con le prime s’intende fare riferimento a quei momenti di vita normale dell’impresa (ad esempio al termine di ogni esercizio amministrativo), mentre con le seconde a quei momenti in cui l’azienda si appresta ad affrontare particolari operazioni meno frequenti (perseguimento di una determinata scelta strategica, implementazione di un nuovo stabilimento produttivo, lancio di un nuovo prodotto sul mercato, ricerca di nuove fonti di finanziamento, valutazione dell’attività aziendale finalizzata ad una successiva cessione, ed altro ancora).

In realtà, nella maggior parte dei casi le nostre imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, ricorrono a tale strumento gestionale soltanto quando si trovano “costrette” a seguito del verificarsi di situazioni di natura straordinaria. Si vada adesso nel dettaglio a verificare singolarmente quali possono essere le circostanze e le motivazioni che possono spingere il management aziendale alla predisposizione di un piano economico-finanziario.

In sede di valutazione di una determinata strategia aziendale

Una circostanza, peraltro estremamente diffusa, in cui l’imprenditore o il management aziendale ricorrono all’elaborazione di un business plan si verifica quando l’impresa è intenzionata a mettere in atto una determinata scelta strategica. Qualsiasi azienda che intende perseguire un determinato progetto strategico, infatti, deve inevitabilmente procedere alla predisposizione di un piano economico-finanziario al fine di verificare la validità della propria scelta e valutare quale impatto essa potrà avere sulle varie aree gestionali (economica, patrimoniale e soprattutto finanziaria).

In tal senso, va rilevato come molteplici possono essere le situazioni che possono essere ricondotte a tali circostanze. Si pensi, ad esempio, quando l’azienda è intenzionata al lancio di un nuovo prodotto sul mercato. In tali situazioni, diventa opportuno verificare quale potrà essere l’impatto di tale scelta strategica a livello economico (andamento del giro d’affari, dei costi operativi aziendali e dei margini operativi) e patrimoniale-finanziario (andamento del capitale circolante e livello d’indebitamento). Si pensi, inoltre, alla circostanza in cui l’imprenditore intenda procedere a tutta una serie di investimenti volti alla sostituzione degli impianti produttivi aziendali considerati ormai obsoleti. In tal caso risulta indispensabile l’esatta individuazione di quelle fonti di finanziamento che possano risultare maggiormente convenienti sotto il profilo economico, cioè quelle che comporteranno un minore esborso in termini di oneri finanziari. Inoltre, quando l’impresa si trova in un periodo transitorio di difficoltà finanziaria, la predisposizione di un piano può diventare indispensabile per la ricerca e selezione di potenziali finanziatori, dal momento che il piano stesso permetterebbe a quest’ultimi di valutare lo stato di salute dell’impresa e la sostenibilità del business in cui la stessa si trova ad operare. Si pensi, infine, alla circostanza in cui l’impresa, per far fronte ad un periodo di recessione e trovandosi nella circostanza di stimolare l’andamento delle proprie vendite, decida di concedere migliori condizioni alla propria clientela penalizzando notevolmente la struttura del proprio capitale circolante. In tali circostanze, la predisposizione di un piano di breve periodo consentirebbe all’imprenditore di valutare quale potrebbe essere l’impatto di tale scelta a livello finanziario e di come tale decisione potrebbe andare a tradursi in termini di livello d’indebitamento e di struttura del circolante.

I casi appena descritti rappresentano soltanto sintetici esempi, dal momento che innumerevoli possono essere le particolari situazioni nel corso della vita di un’impresa per le quali si potrebbe rendere necessaria la predisposizione di un business plan. Quello che è importante evidenziare è come in tali situazioni il management aziendale non può prescindere dall’utilizzo di uno strumento che possa verificare nel modo più dettagliato possibile quale possa essere l’impatto sulla gestione aziendale di una determinata scelta strategica o di qualsivoglia tipologia di evento aziendale.

In situazioni di start-up

L’avvio di un progetto imprenditoriale rientra tra quelle circostanze che possono richiedere l’inevitabile predisposizione di uno piano economico finanziario di lungo periodo. Occorre tenere presente come molto spesso ci si trova di fronte progetti di business molto interessanti, ma che per tutta una serie di motivi non vengono a concretizzarsi. In particolare, tra le motivazioni più diffuse alle base di tali insuccessi molto diffusa risulta la mancanza di mezzi finanziari necessari per la realizzazione dell’investimento richiesto dal progetto. In realtà, l’importanza che assume il business plan in sede di avvio di un determinato progetto imprenditoriale consiste proprio nel cercare di garantire ai potenziali finanziatori la riuscita e la sostenibilità dell’operazione, coinvolgendoli nel progetto e mettendo gli stessi nella condizione di credere a quanto enunciato nel piano. Ecco perché, quindi, risulta fondamentale in tali circostanze procedere all’impostazione di un piano economico-finanziario che possa stimolare i finanziatori ad entrare nel business individuato. E’ fuor di dubbio che un modello di business plan ben predisposto e dettagliato andrebbe a rappresentare un’ottima base di partenza per la realizzazione di ogni tipologia di idea imprenditoriale. L’elaborazione di un business plan per aziende in fase di start-up presenta caratteristiche diverse rispetto alla normale impostazione di un piano economico-finanziario, e questo soprattutto perché in fase iniziale la predisposizione del piano si concretizza in un’operazione assai complessa proprio in considerazione del fatto che non esistono dati storici a supporto dell’imprenditore e dei suoi consulenti. In particolare, è risaputo come la quantificazione delle variabili previsionali rappresenta di per sé un’operazione articolata e complessa che richiede competenze ben specifiche. A maggior ragione, nel caso di un’azienda in start-up, il consulente non ha a disposizione un periodo storico al quale strettamente attenersi, ed è costretto quindi a stimare dei dati che non hanno avuto alcun riscontro in passato. In tali condizioni, quindi, sarebbe utile, prima di procedere all’elaborazione del piano, effettuare una preliminare ed approfondita analisi del settore in cui l’imprenditore ha intenzione di operare. Tale analisi settoriale (individuazione dei soggetti attualmente operanti, determinazione delle quote di mercato, analisi di eventuali barriere all’entrata e di altri elementi, etc.), infatti, consentirà di avere un’idea maggiormente dettagliata sul business che l’imprenditore è intenzionato a perseguire e permetterà di definire, almeno per grandi linee, la struttura aziendale della nuova realtà economica. E’ risaputo, infatti, come nella definizione di qualsiasi struttura aziendale, sia in termini economici sia sotto l’aspetto patrimoniale-finanziario, risulti fondamentale tenere in stretta considerazione le caratteristiche e peculiarità del settore di appartenenza.

In sede di valutazione del capitale economico aziendale

Molto spesso il management aziendale ricorre alla predisposizione di un piano economico-finanziario in quelle circostanze in cui si dovrà procedere ad una valutazione del capitale economico aziendale. In tali circostanze, infatti, se si opta per l’utilizzo di una metodologia finanziaria o reddituale o dei multipli di mercato, diventa indispensabile procedere all’elaborazione di un business plan al fine di arrivare alla quantificazione dei flussi di cassa o dei flussi reddituali prospettici che l’impresa sarà in grado di generare nel corso dell’arco temporale individuato. Anche in tali circostanze l’elaborazione del piano assume un’importanza fondamentale, dal momento che un errore in sede di stima delle variabili comportamenti andrebbe a compromettere non soltanto i dati contenuti nel piano ma anche il valore o i range di valori che emergeranno dall’applicazione dei criteri di stima prescelti.

Nel corso dell’ordinaria gestione d’impresa

Occorre tenere presente come, anche in mancanza del verificarsi di situazioni di natura “straordinaria”, la predisposizione del business-plan è un’operazione che andrebbe comunque eseguita anche durante le fasi di vita ordinaria di un’impresa. La predisposizione di un piano economico-finanziario di breve periodo (ad esempio annuale o biennale), infatti, andrebbe a rappresentare per qualsiasi realtà aziendale un’operazione di estrema rilevanza. In particolare, attraverso tale strumento gestionale, il management aziendale o il direttore finanziario potranno essere messi nella condizione di monitorare con estrema attenzione l’andamento dell’intera gestione ed avranno la possibilità di prevedere eventuali rischi aziendali ed individuare le variabili su cui intervenire per salvaguardare lo stato di salute della propria impresa. Inoltre, l’elaborazione di un piano di breve periodo predisposto al termine di ogni esercizio amministrativo potrebbe tornare utile all’azienda anche a livello d’immagine nei confronti dei soggetti terzi, primi fra tutti banche ed altri finanziatori. Il fatto che l’azienda risulta attenta al costante monitoraggio della propria gestione anche in un’ottica prospettica, infatti, andrebbe sicuramente interpretato come un elemento premiante per la stessa impresa ed una importante garanzia per il mondo esterno.

In realtà queste situazioni si verificano molto raramente; esistono, infatti, molte realtà aziendali, anche di rilevanti dimensioni, in cui l’imprenditore o lo stesso management aziendale fanno fatica ad attribuire all’analisi prospettica il giusto valore. In alcuni casi ci si trova di fronte ad alcuni budget elaborati in maniera molto sintetica e limitata, che considerano ad esempio solo alcune variabili aziendali (andamento prospettico del fatturato e di alcune tipologie di costi operativi), senza allargare l’esame a quelle aree aziendali, come ad esempio quella finanziaria (analisi dei flussi di cassa prospettici), che meriterebbero indubbiamente un’analisi maggiormente accurata ed approfondita.

In conclusione, per cercare di cambiare il modo di pensare degli imprenditori e per diffondere sempre più il concetto che l’analisi prospettica, e quindi la redazione di un piano economico-finanziario di breve-medio periodo, possa risultare fondamentale nell’ottica di un’adeguata gestione d’impresa, un ruolo indubbiamente importante potrà essere svolto dai consulenti esterni dell’imprenditore, primi fra tutti i dottori commercialisti. Il compito di quest’ultimi, infatti, in considerazione del rapporto di estrema fiducia che li lega all’imprenditore, sarà proprio quello di aiutarlo a capire l’esigenza e l’importanza di tale tipologia di analisi, cercando di trasmettere questi semplici concetti anche attraverso l’offerta di strumenti gestionali estremamente facili nell’utilizzo.

RICORDA

Quali sono le finalità di un business plan?

Molteplici possono essere le finalità che s’intende perseguire attraverso la predisposizione di un piano economico-patrimoniale-finanziario. Esse sono strettamente correlate alle motivazioni che hanno portato il management o i suoi consulenti alla predisposizione del piano. In particolare, se il piano sarà predisposto in quelle situazioni definite “ordinarie”, cioè al termine di ogni esercizio, il suo obiettivo sarà quello di valutare ed analizzare l’andamento della gestione nel breve periodo, al fine di individuare potenziali aree grigie della gestione aziendale sulle quali intervenire ed apportare per tempo gli adeguati correttivi. Se, viceversa, il piano sarà predisposto in quelle situazioni “straordinarie”, esso potrà a sua volta assumere molteplici finalità, quali valutare quale possa essere l’impatto di una determinata scelta strategica sulla gestione, analizzare quale possa essere la fonte di finanziamento economicamente più conveniente, fornire a potenziali finanziatori un’analisi dettagliata su quello che potrà essere l’andamento della gestione aziendale nel medio-lungo periodo (nel caso di reperimento di nuove risorse finanziarie), individuare i flussi di cassa o i flussi reddituali prospettici al fine di procedere alla valutazione del capitale economico aziendale. Il nostro Studio ha elaborato un Modello di Business Plan in Excel.

Quando diventa necessaria la predisposizione di un business plan in sede di valutazione d’azienda?

La predisposizione di un piano economico-finanziario diventa fondamentale quando si ricorre a determinati criteri valutativi. In particolare, se viene utilizzata una metodologia reddituale, è fondamentale andare a stimare i flussi di reddito prospettici che dovranno essere successivamente attualizzati ad un determinato tasso di sconto. La stima di tali flussi comporta inevitabilmente la costruzione di un conto economico prospettico. Tale costruzione è richiesta anche nella metodologia dei multipli di mercato, dal momento che in base a tale criterio occorrerà quantificare l’incidenza media prospettica del margine operativo lordo sul fatturato per poi successivamente applicarla al fatturato dell’ultimo anno storico al fine di quantificare il valore dell’attività operativa. Inoltre, anche l’utilizzo di una metodologia finanziaria comporta inevitabilmente la predisposizione di un piano economico-patrimoniale-finanziario. Secondo tale criterio valutativo, infatti, è necessario calcolare i flussi di cassa prospettici e successivamente attualizzarli ad un determinato tasso di sconto (W.a.c.c.). Per la costruzione di un rendiconto finanziario prospettico, quindi, diventa indispensabile l’elaborazione di un prospetto previsionale di conto economico e stato patrimoniale. Se hai necessità di calcolare il valore di un’azienda, il nostro Studio ha elaborato un Modello di Valutazione d’Azienda in Excel.

Come comportarsi nella scelta dell’orizzonte prospettico da considerare nel piano?

La scelta dell’orizzonte prospetto rappresenta una delle problematiche di maggiore rilevanza cui si va solitamente incontro in sede di predisposizione di un business plan. In tal senso va rilevato come non esista una regola standard da seguire. La scelta dell’arco temporale di riferimento, infatti, sarà fortemente condizionata dalle motivazioni che hanno portato alla predisposizione del piano.

Massimo Simone

Titolare e fondatore dello Studio, è iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano dal 1996. Specializzato in analisi finanziaria e valutazione d’azienda, ha collaborato per diversi anni con importanti società operanti nel settore dell’M&A e dal Novembre 1998 è titolare di uno Studio in Milano. Revisore Legale e membro della Commissione Finanza e Controllo di Gestione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano, è autore di numerose pubblicazioni e trattati in materia di finanza aziendale e di problematiche gestionali.

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