Motivazioni alla base di un processo di acquisizione
In questo articolo vogliamo parlare delle motivazioni che generalmente stanno alla base di un processo di acquisizione d’azienda, facendo particolare riferimento alla problematica inerente il passaggio generazionale. Generalmente le acquisizioni si concentrano in particolari momenti di vita dell’azienda target e sono dettate da una serie di considerazioni di carattere strategico, gestionale e finanziario. In particolare, le fasi di vita di un’impresa che potrebbero essere interessate da una potenziale operazione di acquisizione si concretizzano in:
- Fase di start-up
- Fase di sviluppo
- Fase di maturità
Gli acquisti in fase di start-up caratterizzano generalmente settori altamente tecnologici e con alti rendimenti prospettici. Chi compra durante la fase di sviluppo intende favorire una crescita più equilibrata, mentre le acquisizioni in fase di maturità sono fondamentalmente motivate da determinate e ben precise scelte di natura operativo-strategica.
In realtà, i motivi che spingono all’acquisizione possono essere molteplici ed uno di essi può consistere in esigenze di diversificazione.
La diversificazione deve essere considerata in un’ottica prettamente strategica da parte dell’azienda. Tale scelta permette di ridurre il rischio correlato all’attività d’impresa, stabilizzando i risultati attraverso la combinazione di business con un andamento ciclico diverso. Si tratta di una logica che risulta non tanto praticata dagli operatori industriali, ma che è invece tipica dei gestori di portafoglio e degli investitori professionali, che sono portati ad una visione di diversificazione del rischio. Una seconda motivazione a comprare può essere dettata da logiche industriali che l’azienda intende mettere in atto, tra le quali rientrano tutte quelle motivazioni che spingono alla ricerca di opportunità principalmente all’interno del proprio settore al fine, ad esempio:
- incrementare la propria quota di mercato
- acquisire nuove o più sviluppate competenze tecnologiche
- accedere a fonti produttive non disponibili o difficilmente reperibili
- eliminare un concorrente
- espandere la propria gamma di offerte
- aumentare il numero di mercati di riferimento
Si tratta spesso di una scelta obbligata soprattutto per quelle società che, giunte in una fase di maturità del proprio ciclo di sviluppo e consolidata la propria posizione, devono affrontare il dilemma tra strategia di nicchia o strategia di crescita.
Esistono, inoltre, altre ragioni che possono portare ad un’acquisizione, ma che sono prettamente dettate da esigenze e motivazioni di carattere finanziario.
In tali casi, l’acquisizione è vista come un mero investimento in cui, dato un determinato prezzo, le prospettive di redditività e di rischio dell’investimento giustificano l’opportunità di effettuare l’operazione. Queste sono le classiche circostanze in cui ad intervenire sarà esclusivamente un partner finanziario (fondo chiuso o banca d’affari).

Motivazioni che possono spingere un’azienda a vendere
Per quanto riguarda, invece, le motivazioni alla vendita, occorre considerare che durante il ciclo vitale di un’impresa, i problemi, e quindi le motivazioni che possono spingere la stessa a vendere, sono molteplici. Un motivo può essere quello legato alla necessità del management aziendale di dismettere attività non strategiche, caratterizzate da posizioni competitive abbastanza vulnerabili, da basse quote di mercato, e da una redditività inferiore a quella di altri concorrenti. L’azienda in tali casi vende perché decide di abbandonare quel business che in precedenza aveva deciso di affiancare all’attività caratteristica aziendale.
Altre motivazioni che possono portare alla vendita dell’impresa derivano da situazioni ben specifiche, quali crisi finanziarie, che rappresentano il caso più estremo, in cui la decisione di cedere è dettata da una serie di problematiche gravi ed in tal caso più che di un’intenzione dell’imprenditore a vendere è più corretto parlare di una vera e propria necessità.
Un altro motivo a vendere può essere rappresentato dalla necessità di procedere ad un processo di privatizzazione. Le privatizzazioni restano il sistema più indolore per consentire l’ingresso di nuovi soci nella compagine sociale. Un altro motivo di cedere può essere dettato dall’esigenza di quotarsi in borsa. Fondamentalmente, la quotazione rappresenta uno strumento per reperire mezzi finanziari. Un altro motivo molto ricorrente che può portare ad intraprendere la strada della cessione d’azienda può essere legato ad un problema di successione o di ricambio generazionale.

Cos’è il passaggio generazionale in azienda
Il ricambio generazionale è un fenomeno tipico della realtà italiana costituita per la maggior parte da un’imprenditoria di carattere prettamente familiare. Dall’esperienza acquisita ci rendiamo conto di come moltissime aziende italiane, soprattutto nell’area del Nord-est, sono interessate da tale problematica; e non è sicuramente un caso se in tali aree nel corso degli ultimi anni si sono sempre più verificati interventi da parte di partners finanziari (fondi chiusi d’investimento) a sostegno di imprenditori che si trovano di fronte a tale problematica.È palese che un imprenditore che ha destinato enormi sacrifici per la realizzazione del proprio progetto imprenditoriale abbia il desiderio di affidare ai figli la proprietà e la gestione della propria realtà aziendale, ma è anche vero che queste intenzioni in parecchie circostanze non sono concretamente realizzabili. Le motivazioni di tale insuccesso possono essere diverse: mancanza di eredi o presenza di eredi poco preparati ad affrontare un’attività imprenditoriale; in quest’ultimo caso, ad esempio, esistono potenzialmente eredi cui demandare ed affidare la gestione aziendale, ma quest’ultimi risultano poco qualificati per assumere il ruolo richiesto. In tali circostanze, l’imprenditore si trova di fronte ad una scelta ben precisa: può affidare la propria realtà a soggetti poco competenti, rischiando di compromettere l’andamento della gestione aziendale e i sacrifici di una vita, oppure venderla a terzi (Partners Finanziari o Partners Industriali).

L’importanza della pianificazione del passaggio generazionale
È estremamente importante che la problematica del ricambio generazionale sia affrontata per tempo in modo da essere preparati nel momento in cui ci si trova concretamente di fronte all’ostacolo.
Come detto, la maggioranza degli imprenditori fondatori di un’impresa desidera fortemente trasmettere la proprietà e la gestione dell’impresa stessa ai propri eredi. Nella realtà, però, molte imprese familiari non superano il passaggio generazionale dalla prima alla seconda generazione ed un numero ancora minore giunge alla terza generazione. E come visto, le ragioni che stanno alla base di tali risultati poco confortanti sono molteplici:
- mancanza di eredi interessati
- il prevalere di una logica “familiaristica” che porta alla guida dell’impresa eredi poco preparati con conseguenze devastanti per la gestione aziendale
- l’esistenza di conflitti insanabili tra familiari
- la mancanza di un’adeguata pianificazione patrimoniale della successione sotto l’aspetto fiscale
- altro.
Indichiamo brevemente alcune condizioni che a nostro avviso potrebbero rendere tale passaggio più semplice, evitando di trovarsi di fronte al problema troppo tardi con la conseguenza di vedersi costretti a “cedere” a terzi la propria realtà aziendale.
È chiaro che il problema non sussiste se non ci sono eredi o se quest’ultimi manifestano la volontà di non continuare l’attività perseguita dai genitori. In quest’ultima circostanza, infatti, non avrebbe alcun senso l’impostazione e la preparazione a priori di tale passaggio. La pianificazione di tale problematica ha un senso soltanto se i potenziali eredi hanno l’intenzione di subentrare a tempo dovuto, ma non sono ancora pronti e preparati a farlo.Quello che è fondamentale è che la preparazione al subentro definitivo di una generazione all’altra deve avvenire mediante un procedimento lungo ed articolato in fasi ben distinte.
Le fasi del passaggio generazionale in azienda
Il processo di ricambio generazionale dovrebbe iniziare quando i genitori acquisiscono la consapevolezza di volere trasmettere l’impresa ai propri figli. Tale consapevolezza spesso è generata da determinate circostanze, quali ad esempio un periodo di malattia, la crescita dei figli, la non più giovane età. Anche se non sarebbe di certo sbagliato dare inizio a tale processo anche quando non si verificano determinate e ben specifiche circostanze, ma si abbia soltanto la consapevolezza di dover prima o poi affrontare tale problema.Una volta individuata tale consapevolezza, la fase successiva consisterà nella pianificazione del cambiamento che si concretizzerà in una serie di azioni (formazione dei figli, ingresso degli stessi in azienda attraverso un periodo di affiancamento tra padre e figli che poi terminerà con l’uscita definitiva del padre ed il subentro dei figli). Ed è proprio durante tale fase di affiancamento che si dovrà verificare la qualità dei successori.

Un altro aspetto importante che sta alla base della riuscita di tale passaggio riguarda anche la concezione dei rapporti famiglia-azienda. Il processo di ricambio generazionale, infatti, risulta certamente condizionato dal modo di concepire le relazioni tra famiglia e impresa; se gli interessi dell’azienda sono strettamente connessi a quelli della famiglia, ci si trova di fronte alla situazione in cui si potrebbe verificare l’ingresso in azienda di giovani non sufficientemente preparati al lavoro aziendale e l’impresa stessa andrebbe incontro a situazioni di estrema difficoltà e di progressivo indebolimento che porterebbe inevitabilmente alla crisi della stessa. Si pensi ad esempio alla circostanza in cui ci si trovi di fronte a concezioni che prevedano che tutti i proprietari del capitale devono obbligatoriamente assumere anche ruoli di direzione o che tutti i figli devono avere il diritto ereditario ad entrare in azienda, senza alcuna considerazione delle vocazioni professionali. In tali condizioni, l’azienda può subire un progressivo indebolimento a livello di competenze gestionali, che prima o poi è destinato a risolversi in situazioni di crisi aziendale.Al contrario, nelle imprese familiari dove prevale una concezione che non subordina gli interessi dell’impresa a quelli familiari e dove quindi è garantita la necessaria autonomia all’azienda, le conseguenze appaiono molto diverse. In tali circostanze, infatti, l’ingresso dei figli sarà dettato da una loro vocazione e volontà, le situazioni di conflitto saranno sicuramente più rare, l’assetto organizzativo dell’impresa valorizzerà le reali competenze professionali a prescindere dall’appartenenza o meno al nucleo familiare. È quindi comprensibile come in questo nuovo contesto sia più facile pensare ad uno sviluppo dell’impresa, garantendo a quest’ultima uno staff preparato ed una valida continuità.
Ricorda!
Il ricambio generazionale rappresenta indubbiamente un momento cruciale della vita di un’impresa, con la consapevolezza che esso viene a rappresentare non tanto una minaccia per la sopravvivenza della stessa impresa quanto piuttosto un’opportunità di crescita, nonostante nel 30% dei casi circa tale processo coincide con la fine dell’azienda.
Anche il passaggio generazionale più lineare racchiude in sé tutta una serie di problematiche più o meno rilevanti. Il principale fattore di complessità è che l’imprenditore che lascia non ha ovviamente esperienza delle implicazioni del passaggio e quasi mai è pronto ad affrontarle nei modi e nei tempi necessari. Per non trovarsi in situazioni compromettenti, è importante che la problematica del ricambio generazionale venga affrontata per tempo con il supporto di consulenti specializzati in modo da essere preparati nel momento in cui ci si trova concretamente di fronte a tale ostacolo.Il nostro Studio ha elaborato un modello di valutazione d’azienda in Excel che può aiutarti nella valutazione del capitale economico aziendale nei casi di cessione d’azienda; in particolare, il modello, partendo dall’analisi storica dell’azienda oggetto delle transazione e procedendo successivamente alla costruzione degli scenari economico-patrimoniali e finanziari, consente di arrivare alla quantificazione dell’equity aziendale attraverso l’impiego dei più diffusi metodi di valutazione d’azienda presenti in dottrina (metodo reddituale, patrimoniale-misto, finanziario, multipli di mercato).
