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Analisi dei cash-flow: come gestire i flussi di cassa aziendali

Le aree della gestione aziendale

La gestione aziendale racchiude in sé diverse aree che, seppur analizzate e considerate singolarmente, sono strettamente collegate tra loro. In tal senso risulta di fondamentale importanza, per una corretta impostazione della gestione e delle scelte strategico-operative da perseguire, considerare le singole aree in stretta correlazione tra loro.

È necessario che all’interno dell’azienda il management sappia analizzare e monitorare le singole aree gestionali e verificare di volta in volta gli effetti che determinate decisioni prese all’interno di ogni singola area possono provocare in seno alle altre.

Nonostante tutte le aree in cui si estrinseca la gestione aziendale devono essere prese nella stessa misura e considerazione, va detto che la gestione finanziaria è quella che maggiormente condiziona l’andamento globale dell’azienda.

A chi compete l’analisi dei cash flow in azienda?

La funzione finanziaria entra sempre in stretto contatto con le altre funzioni aziendali ed un errore commesso in tale area potrebbe con molta probabilità pregiudicare una più che buona gestione economica e addirittura l’intera operatività aziendale.

Il compito attribuito alla gestione finanziaria risulta di fondamentale importanza.

Essa infatti si propone di mettere in atto quelle politiche atte ad assicurare all’azienda tutti i mezzi finanziari necessari per far fronte agli investimenti in attività produttive, garantendo costantemente alla stessa una situazione di equilibrio finanziario, cioè mettendo in qualsiasi istante l’impresa nelle condizioni di far fronte agli impegni finanziari assunti attraverso l’utilizzo dei mezzi a disposizione (interni o esterni).

In particolare, compiti del direttore finanziario sono:

  • provvedere al reperimento delle fonti necessarie all’impresa per la realizzazione dei propri investimenti;
  • pianificare una struttura finanziaria ideale per l’azienda;
  • monitorare costantemente che tale struttura finanziaria ideale venga mantenuta nel corso degli anni;
  • modificare tempestivamente la struttura finanziaria aziendale ogniqualvolta le specifiche esigenze lo richiedano.

Per espletare correttamente la propria funzione è di fondamentale importanza che il direttore finanziario tenga costantemente sotto controllo l’andamento dei flussi di cassa aziendali, per decidere le strategie e le scelte da perseguire in maniera corretta e ponderata.

La capacità di generazione di cassa

Va detto che la capacità di generazione di cassa costituisce una delle più importanti credenziali che un’azienda possa avere per essere considerata sana.

La capacità di generare cash rappresenta un ottimo punto di forza dell’azienda, che tanto più riesce a generare cassa quanto più sarà in grado di riuscire a finanziare i propri investimenti tramite il c.d. autofinanziamento, senza la necessità e l’assillo di ricorrere a fonti di finanziamento esterne ed onerose che potrebbero pregiudicare la propria redditività.

Va ricordato anche che la capacità di generazione di cassa è un elemento che viene preso in considerazione in sede di valutazione del capitale economico aziendale effettuata con metodologie finanziarie (Discounted Cash Flow). Ricordiamo che tali metodologie finanziarie, molto impiegate in sede di valutazione d’azienda, partono dall’assunto che il valore dell’equity aziendale non va ricercato soltanto analizzando la struttura patrimoniale aziendale ma considerando anche la capacità di generazione di cassa prospettica dell’impresa.

Cosa sono i cash flow aziendali e tipologie di cash flow

Quando si parla di cash flow aziendali occorre in primo luogo distinguerli in due tipologie:

  • Flussi di cassa operativi
  • Flussi di cassa non operativi

Per cash-flow operativi si fa riferimento ai flussi di cassa che un’azienda è in grado di generare attraverso lo svolgimento dell’attività operativa strettamente correlata al proprio core business (vendita di prodotti o servizi) ed a quei flussi che la stessa deve sostenere per il pagamento delle proprie esposizioni di natura operativa (fornitori, personale dipendente, debiti bancari, imposte, etc.).

I cash flow non operativi, invece, si riferiscono a quei flussi di cassa (positivi o negativi) che non sono strettamente correlati all’attività operativa dell’impresa, ma che presentano solitamente il requisito della straordinarietà.

L’analisi di tutti quegli accadimenti aziendali che generano o assorbono cassa risulta indispensabile per valutare le capacità aziendali, sia nel breve che nel medio-lungo periodo.

L’analisi dei cash flow fornisce le informazioni necessarie circa la generazione e l’assorbimento di fonti finanziarie avvenuti nel corso di un determinato periodo di tempo.

È di estrema importanza che tali flussi siano costantemente tenuti sotto osservazione dai responsabili finanziari, attraverso la costruzione di report mensili che descrivano in dettaglio la movimentazione di tali flussi, sia positivi che negativi.

Per svolgere le mansioni suesposte, quindi, è fondamentale che il management finanziario abbia a disposizione tutti quegli strumenti necessari che gli consentano di prendere per tempo quelle decisioni che di volta in volta devono essere prese.

Come si imposta l’analisi dei cash flow?

Dalle considerazioni suesposte, quindi, risulta di estrema importanza la predisposizione di un piano previsionale di breve-medio periodo elaborato dal management aziendale.

Una volta definiti gli scenari previsionali economico-patrimoniali e finanziari, sarà possibile monitorare costantemente i dati a consuntivo e verificare di volta in volta le decisioni da prendere per finanziare il fabbisogno aziendale attraverso analisi e simulazioni di scenario.

Attraverso tali simulazioni egli potrà verificare di volta in volta quale possa essere per l’azienda la scelta di finanziamento più conveniente in termini economici da perseguire.

Una volta costruito lo scenario prospettico, quindi, si possono formulare varie ipotesi alternative ed analizzare come varia il quadro economico-patrimoniale-finanziario dell’azienda al mutare di un elemento previsionale ipotizzato e quale possa essere l’impatto di tale variazione sui risultati aziendali.

Sarebbe opportuno quindi che ciascun direttore finanziario abbia a propria disposizione tali strumenti di analisi per una migliore e più oculata ponderazione delle scelte strategiche da perseguire e per un adeguato svolgimento delle proprie funzioni.

Lo strumento guida ottimale per tenere sotto controllo l’andamento dei flussi di cassa prospettici è rappresentato dallo schema di Rendiconto finanziario.

Il principale strumento per il monitoraggio dei cash flow: il Rendiconto Finanziario

Il Rendiconto Finanziario rappresenta il principale strumento tecnico a disposizione del direttore finanziario per verificare la capacità di generazione di cassa attribuibile all’azienda e costituisce un ottimo strumento di programmazione aziendale, perché consente di intervenire, in sede di pianificazione strategica, per modificare politiche, soprattutto finanziarie, che possono portare a difficoltà nel breve periodo.

Tale strumento mette in evidenza tutti quegli accadimenti aziendali che producono flussi finanziari positivi o negativi, generando l’incremento o la diminuzione di una determinata grandezza stock.  A seconda della grandezza che si intende considerare, potremo distinguere le seguenti tipologie di rendiconto:

  • Rendiconto per saldi di debito/credito finanziario netto
  • Rendiconto per saldi di cassa
  • Rendiconto per saldi di Capitale Circolante Netto

La scelta della tipologia di rendiconto finanziario da utilizzare può essere dettata da molteplici fattori e dipende in larga misura dalle motivazioni che stanno alla base dell’analisi che si intende effettuare. Nel caso di pianificazioni finanziarie di breve-medio periodo non sarebbe sicuramente da escludere, anzi, a nostro avviso sarebbe vivamente consigliabile l’utilizzo contemporaneo di diverse tipologie di rendiconto.

La costruzione del Rendiconto Finanziario per il calcolo dei cash-flow

Il rendiconto finanziario può assumere differenti strutture. Prima di analizzare in concreto le varie tipologie di rendiconto e la procedura da seguire per la composizione dello stesso, è opportuno fare una precisazione di fondo.

Il Rendiconto Finanziario, considerata la sua natura e gli obiettivi che si prefigge, deve comprendere ed evidenziare tutta una serie di flussi, positivi o negativi, di carattere prettamente ed esclusivamente monetario. Tra le voci da includere nel Rendiconto Finanziario, quindi, non devono essere ricompresi elementi che non presentano tale carattere monetario.

Sappiamo bene che il risultato della gestione economica (utile o perdita d’esercizio) è dato dalla semplice differenza tra ricavi e costi di competenza del periodo considerato. Tale risultato non coincide con l’effettivo flusso generato dalla stessa gestione economica.

È  possibile, infatti, anche in presenza di perdita d’esercizio, avere un flusso finanziario positivo, e viceversa, in presenza di un utile avere un flusso finanziario negativo.

Questo avviene perché non tutti gli elementi economici positivi (ricavi) e negativi (costi) si traducono rispettivamente in entrate e uscite finanziarie.

Quando si procede alla costruzione del rendiconto finanziario, quindi, i costi e ricavi d’esercizio devono essere distinti in monetari e non monetari e devono essere presi in considerazione soltanto quelli di natura monetaria.

Si considerano monetari quei componenti di reddito ai quali corrispondono variazioni finanziarie. In particolare, sono ricavi monetari i ricavi derivanti dalla vendita di prodotti e servizi, i proventi vari, gli interessi attivi, etc.; sono costi monetari gli acquisti di materie, i costi per servizi, i costi per godimento di beni di terzi, i salari e stipendi, gli oneri sociali, le imposte, gli interessi passivi, etc.

Si considerano non monetari, invece, quei componenti reddituali che non danno luogo a variazioni finanziarie nelle disponibilità liquide o nei crediti e nei debiti; essi riguardano, con riferimento ai costi, gli ammortamenti, le quote del TFR, le minusvalenze su alienazioni, gli accantonamenti fondi rischi, etc.; con riferimento ai ricavi, invece, riguardano le plusvalenze su alienazioni, le patrimonializzazioni di costi, ed altro.

Fatta questa breve premessa e prima di passare alla costruzione vera e propria del rendiconto, andiamo a capire in primo luogo che cosa si intende per costruzione con “metodo diretto” ed “indiretto”.

La costruzione del Rendiconto Finanziario con il “metodo diretto” fa sì che lo stesso Rendiconto evidenzi esclusivamente accadimenti aziendali strettamente correlati alla generazione di flussi finanziari positivi o negativi.

Con il metodo “metodo indiretto”, invece, si parte dal Risultato di esercizio e da questo si vanno ad aggiungere o sottrarre rispettivamente quelle poste di natura economica negative (ammortamenti, minusvalenze, accantonamenti vari, etc.) e positive (plusvalenze su cessioni attività, sopravvenienze attive, etc.), che non hanno natura finanziaria ma meramente contabile.

In realtà, la costruzione con il metodo indiretto presenta alcuni limiti.

In primo luogo, con tale metodo vengono conglobate voci di natura finanziaria con poste di natura contabile (risultato d’esercizio, ammortamenti, plusvalenze e minusvalenze, etc.); in sostanza, quindi, non sono evidenziati esclusivamente ed unicamente gli effettivi flussi finanziari, ma questi vengono ottenuti indirettamente. Inoltre, con il metodo indiretto non vengono evidenziati i totali intermedi (Flusso di cassa della gestione corrente, flusso di cassa della gestione finanziaria etc.) limitando quindi il grado informativo dello stesso rendiconto finanziario.

Ma andiamo ad analizzare la costruzione del Rendiconto finanziario per saldi di credito/debito finanziario netto.

Questa struttura di rendiconto finanziario mette in evidenza tutti quegli accadimenti di natura monetaria, positivi o negativi, che comportano variazioni, nel corso del periodo di riferimento considerato, al credito/debito finanziario netto.

Tale grandezza stock (posizione finanziaria netta) risulta composta della differenza tra le attività (c/c bancari, cassa, titoli negoziabili, etc.) e le passività (debiti v/istituti di credito, debiti onerosi v/altri finanziatori, mutui, prestiti obbligazionari, etc.) finanziarie, generatrici quindi per loro natura rispettivamente di proventi ed oneri finanziari.

Nella tabella seguente viene evidenziato il prospetto di Rendiconto Finanziario per saldi di credito/debito finanziario netto.

Rendiconto Finanziazio per saldi di credito/debito finanziario netto
Debito/(Credito) finanziario netto iniziale1
+ Margine operativo lordo
+/- Variazione capitale circolante netto
– Esborsi per l’utilizzo Fondo T.f.r.
Flussi di Cassa della gestione correnteA
+/- Disinvestimenti/Investimenti in attività materiali
+/- Disinvestimenti/Investimenti in attività immateriali
Flussi di Cassa della gestione operativaB
+/- Proventi/Oneri finanziari
– Pagamenti di imposte
– Pagamenti di dividendi
Flussi di Cassa della gestione ricorrenteC
+ Aumenti di capitale
+/- Incassi/esborsi per dimissioni/acquisti di assets e partecipazioni
Flusso di cassa totale2 = A+B+C
Debito /(Credito) finanziario netto finale1+2

Il primo dato da prendere in considerazione come flusso positivo è rappresentato dal Margine Operativo Lordo, indicatore di notevole importanza, che esprime la capacità dell’azienda di generare risorse al proprio interno. Esso è dato dalla differenza tra ricavi e costi operativi. In realtà, in considerazione del fatto che nel Rendiconto Finanziario vanno a considerarsi soltanto le movimentazioni attive o passive di natura prettamente monetaria, occorre procedere ad una rettifica di tale valore. Tale margine, infatti, comprende anche delle poste di natura puramente contabile quali il T.f.r. o, se presente, l’accantonamento al Fondo svalutazione crediti.

Al valore del Margine Operativo Lordo, inoltre, dovrà essere sommata la variazione del Capitale Circolante Netto.

Successivamente, vanno considerati i flussi negativi monetari legati ad eventuali esborsi per l’utilizzo del Fondo T.f.r. (quali anticipi sul trattamento di fine rapporto ai dipendenti o esborsi connessi ad eventuali cessazioni di rapporto di lavoro).

Si arriva così ad un primo aggregato rappresentato dal “Flusso di cassa della gestione corrente”.

A tale flusso andranno sottratti i flussi negativi legati ad investimenti tecnici ed in attività immateriali o eventualmente aggiunti quei flussi positivi legati ad eventuali dismissioni di attività tecniche. In particolare, nella voce Spese per investimenti tecnici dovrà essere considerato l’esborso effettivamente sostenuto dall’impresa per investimenti in immobilizzazioni materiali, al netto di eventuali incassi generati da dismissioni (tale valore solitamente è riportato nella Nota Integrativa del bilancio).

Nella voce Spese per attività immateriali va ricompreso l’esborso effettivamente sostenuto dall’impresa per investimenti in immobilizzazioni immateriali (anche per tale valore può farsi riferimento alla Nota Integrativa).

Si arriva così ad un secondo aggregato rappresentato dal “Flusso di cassa della gestione operativa”, detto così perché comprende tutti quei flussi di cassa che hanno riguardo ad elementi operativi in seno all’azienda.

Il Flusso di cassa della gestione operativa rappresenta il flusso di cassa effettivamente generato o assorbito dall’attività operativa e che è disponibile per remunerare il capitale proprio (attraverso i dividendi) o il capitale di terzi (attraverso gli oneri finanziari).

I flussi di cassa

Il Flusso di cassa della gestione operativa è considerato un aggregato di grandissima importanza, perché esprime la capacità di remunerare le risorse finanziarie impiegate in azienda ed è alla base dei metodi finanziari di valutazione del capitale economico d’azienda.

Da tale aggregato viene aggiunto il flusso positivo legato a proventi finanziari, mentre vengono sottratti i flussi negativi connessi al pagamento degli oneri finanziari e di eventuali dividendi ed il flusso per il pagamento di imposte effettivamente sostenuto nel corso del periodo di riferimento considerato.

Sottraendo o aggiungendo, quindi, al Flusso di cassa della gestione operativa, gli esborsi o gli introiti derivanti dalla gestione finanziaria, gli esborsi di natura fiscale (relativamente alle imposte sul reddito e all’Irap) e quelli derivanti da un’eventuale distribuzione di dividendi, si arriva al “Flusso di cassa della gestione ricorrente”. Tale voce rappresenta il flusso di cassa generato o assorbito dagli accadimenti aziendali che tendono a ripetersi con frequenza in ogni esercizio.

A tale valore verranno sommati/sottratti quei flussi positivi o negativi che presentano la caratteristica della discontinuità e della non ricorrenza, quali quelli derivanti da operazioni sul capitale o acquisizioni/cessioni di attività patrimoniali non operative o altro.

Aggiungendo quindi al Flusso di cassa della gestione ricorrente, gli introiti derivanti da eventuali aumenti di capitale sociale intervenuti nel periodo di riferimento considerato ed aggiungendo/sottraendo il saldo derivante da acquisizioni/cessioni di attività patrimoniali non operative e da eventuali sopravvenienze attive/passive ed in genere da altri accadimenti non ricorrenti (si deve trattare sempre di flussi monetari), si giunge alla determinazione del Flusso di cassa totale.

Tale valore rappresenta il flusso che nel corso del periodo di tempo considerato porterà, se positivo, ad una riduzione o aumento rispettivamente del debito o credito finanziario netto di inizio periodo, se negativo, ad una diminuzione del credito finanziario o ad un aumento del livello di indebitamento. Tale valore, infatti, sottratto al credito/debito finanziario netto iniziale determinerà il valore del credito/debito finanziario netto di fine periodo.

Il Rendiconto Finanziario per saldi di debito finanziario netto, se costruito bene, riesce ad esprimere sinteticamente quali sono gli impatti finanziari connessi ai vari accadimenti della gestione aziendale e permette di rapportarli a quelli relativi ad altri periodi di riferimento o di confrontarli con quelli di altre aziende. Un limite che sicuramente non pregiudica l’utilizzo di tale struttura può consistere nel fatto che esso in pratica non si presenta tanto significativo nel caso di analisi volte a valutare la liquidità e la solvibilità dell’azienda.

Esso, infatti, focalizza la propria attenzione sull’evoluzione dei saldi iniziale e finale di debito finanziario netto senza focalizzare la propria attenzione sulla struttura dell’indebitamento finanziario dell’azienda stessa. Sarà semplicemente risolvibile il problema cercando di integrare le informazioni fornite da tale prospetto con altre fonti più attinenti all’analisi da svolgere.

Ricorda!

L’analisi dei cash-flow rappresenta un indispensabile strumento per un adeguato e proficuo monitoraggio della gestione aziendale, intesa non soltanto sotto l’aspetto finanziario ma anche in tutti i risvolti in cui la stessa si manifesta.

È importante dotarsi degli strumenti necessari per il costante monitoraggio dei flussi di cassa aziendali. In tal senso, la redazione di un prospetto di Rendiconto Finanziario prospettico risulta estremamente utile per mette in evidenza le variazioni di natura finanziaria, dimostrando come si potranno rendere disponibili le risorse finanziarie, sia interne che esterne, e come tali risorse saranno impiegate dall’azienda nel proprio processo produttivo.

Il nostro Studio ha elaborato diversi modelli di analisi, tra cui il modello di Business Plan in Excel, che contempla la costruzione di scenari previsionali economico-patrimoniali e finanziari (Rendiconto Finanziario) e la possibilità di effettuare anche immediate simulazioni di scenario.

Massimo Simone

Titolare e fondatore dello Studio, è iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano dal 1996. Specializzato in analisi finanziaria e valutazione d’azienda, ha collaborato per diversi anni con importanti società operanti nel settore dell’M&A e dal Novembre 1998 è titolare di uno Studio in Milano. Revisore Legale e membro della Commissione Finanza e Controllo di Gestione dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano, è autore di numerose pubblicazioni e trattati in materia di finanza aziendale e di problematiche gestionali.

“Si riesce a fare vera consulenza solo quando si è in grado di soddisfare a pieno le reali richieste ed esigenze del cliente.
La soddisfazione del cliente e la sua totale gratificazione vengono a rappresentare saldi ed indissolubili punti di riferimento per lo Studio nell’ottica del perseguimento di una politica di qualità”.

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